Recensione in 10 righe: “Febbre” di Jonathan Bazzi

Un romanzo di formazione in cui la prova iniziatica è una febbre improvvisa, che conduce a una scoperta che potrebbe essere la fine, e invece è solo l’inizio: il protagonista viene a sapere di essere sieropositivo, ma capisce anche che non è quella, la sua vera malattia.

Il racconto alterna il tempo della febbre e degli ospedali, la ricerca testarda di un male vero, quello che il virus copre e nasconde, col passato da non integrato in una periferia milanese di sogni e mutismi, di rabbia mal diretta e solitudini. Una lotta feroce e silenziosa per non soccombere al bullismo, alla discriminazione e alla violenza, lotta fatta di bugie, di fughe, di fantasie ostinate.

Qualcosa resta, di quel passato, qualcosa invece si supera e si trasforma.

Un romanzo “vero”, sincero e non ingenuo. Con dentro addirittura una specie di speranza.

Candidato allo Strega, e che Dio gliela mandi buona.

Voto: ****

Pubblicato da dilibridinotte

Nata a Taranto nel 1962, ha vagabondato moltissimo per terra e per mare. Dal nomadismo ha imparato ad apprezzare quello che miracolosamente c’è, e a sognare come si deve ciò che manca. Attualmente insegna nella scuola secondaria superiore. È sposata, ha due figlie, semina parole e pianta alberi appena può. Ha pubblicato alcune raccolte di poesie (“Guida a Milano invisibile”, Nulla Die, 2011; “I poeti non servono a niente”, Ottolibri, 2015; “Stanze”, 2018), racconti (“Oltre l’incerto limite”, Runa, 2013; “Piccole storie oscure”, 2013; “In memoria”, Nero Press, 2015; “Le cose come stanno e altri racconti”, 2016) e tre romanzi (“Un cattivo esempio”, Kobo Editore, premio Romanzi in cerca d’autore 2017; "Il prete nuovo", Vocifuoriscena, 2019; "Come sovvertire l'ordine costituito, trovare l'amore e vivere felici", Watty Award 2019, nel 2020 autoprodotto e disponibile su Amazon).

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